mercoledì 11 dicembre 2019

Funeral Vichingo



Risponde la segreteria telefonica di Liz. Al momento non posso parlare, oppure semplicemente non ne ho voglia. Lasciate un messaggio dopo il bip.

Esplosioni. Distruzioni. Il fischio nelle orecchie, mi raggomitolo lungo il marciapiede cercando copertura dal fuoco dei Destroyer. Non riesco a respirare a causa del fumo. Tossisco, sono ricoperto di polvere.

No, non è polvere. E' cenere. Cenere umana. Mi guardo le mani. Sono ricoperto dalla testa ai piedi da cadaveri ridotti a polvere, e di sangue.
Non posso urlare. Potrebbero sentirmi.
Continuo a gattonare con gli occhi sgranati tossendo piano, rischiando di strozzarmi più volte cercando di fare il meno rumore possibile. 

Mi rannicchio in un angolo, in posizione fetale e mi copro la testa con entrambe le braccia come se fossi pronto ad essere disintegrato.

Il vomito si fa strada dalla carotide fin sulle labbra senza che io possa avere il diritto di oppormi. Vomito sui miei stessi vestiti. 
Ma non mi muovo. No, potrebbero trovarmi. 

Papà. Papà, dove sei. Papà.

Qualcuno tossisce. Alzo lo sguardo. E' quell'uomo. E' Crawler. 

Sembra un manichino, gettato in modo scomposto contro la carcassa di un' auto. Ha una posizione macabra, sembra un giornale accartocciato e gettato via.
Mi avvicino a lui mentre le ginocchia sbucciate e la carne nuda sfrigolano come bacon su di una padella. 

- Tu sei quello che mi ha salvato, cosa-
- Mi hanno-

Tossisce. Abbasso lo sguardo. Una ferita allo stomaco. Il blu della felpa è diventato scuro, macchiato dal troppo sangue. Si tiene la pancia con entrambe le mani. Una gamba è stata completamente spezzata, un pezzo d'osso fuoriesce dalla carne ustionata come la punta di un iceberg in mezzo ad un oceano rosso. Rosso. E' tutto rosso.

- Amico, andrà tutto bene

Che sto dicendo? Devo scappare via, non lo conosco nemmeno. Loro stanno arrivando. Che sto dicendo?

- No, Tobs. No, non andrà -tossisce- non andrà tutto bene. Sto morendo.
- Come mi hai chiamato?

Si sfila via la maschera. 

- Papà...
- Mi dispiace tanto, Tobs. Mi dispiace ta- tossisce, sputa sangue.

Sento le labbra e la lingua salate, qualcosa mi solletica il viso. Porto le mani sugli zigomi e mi accorgo che quel sale sono lacrime.

Jack fa scattare la mano sinistra verso il bavero della mia felpa. Mi avvicina a lui con una forza fuori dal comune.

- Papà.
- Ascoltami. ASCOLTAMI!

Ringhia, i denti macchiati di sangue, quello sguardo che ha quando ha il diavolo in corpo.

Mi sventola davanti la maschera di Crawler.

- Sei come me, Tobs. Lo so. Hai il mio sangue, la mia maledizione. Ma puoi evitarla. Puoi scappare da tutto -tossisce, altro sangue.

Non riesco a far smettere al sale di cadere dagli occhi.

- Devi prometterlo. Non indossare mai questa cosa. Bruciala con me, il costume, tutto. Chi porta una maschera ha qualcosa da nascondere, è un bugiardo, è un vigliacco. Io sono nato sbagliato. E tu l'hai ereditata da me questa cosa. Questo male che porti dentro. Ma tu puoi essere normale. Trovati una ragazza, sposati, porta avanti l'officina. Ma non indossare mai questa maschera, Tobs. Non commettere i miei errori. Tua madre, tu. Vi ho abbandonati, perché... sapevo fare cose, e le sapevo fare bene. Ed io... io mi sentivo bene.

- Papà, papà, io...

- PROMETTILO!

Non riesco a replicare. Mi acquatto contro di lui, ammassati entrambi contro la carcassa dell'auto.

Jack Turner se ne va esalando l'ultimo respiro. Mi mordo la lingua, stringo i pugni ed appoggio la testa contro quella felpa con il simbolo di ragno.

Me lo carico sulle spalle.

Una vecchia rimessa. Lo ricopro di benzina. Il sale ha smesso di bruciarmi gli occhi.
Un fiammifero acceso che cade lentamente sul corpo di Jack Turner, al centro di quel ragno nero stampato al centro della felpa. Il suo corpo comincia a bruciare.

Promettimelo, Tobs.

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