lunedì 27 luglio 2020

I Ratti



- Bart dice che dovremmo seguire tutti il tuo esempio.

Gli occhi verdi di Ronnie, Veronica Finch a.k.a. Rush, la mutante che ha incontrato a Pittsburgh quando era in fuga dalle Fenici, ricambia il suo sguardo perplesso con uno di quei sorrisetti da stronza che si porta sempre appresso.

- Il mio esempio?, risponde.

- Sì. Dice che dovremmo prendere esempio da te, perché hai imparato ad essere felice.

Non sa nemmeno se è una battuta, quella di Ronnie, oppure no. Ripensa alla prima volta che l'ha incontrata, nei sobborghi di Pittsburgh. 

E prima di lei, suo fratello: Bart. Suo padre l'ha avuto da un'altra donna e tecnicamente sarebbero fratellastri ma chi cazzo se ne frega alla fine? Bart. C'era Bart al suo risveglio nel P.G.H. a tenergli la mano. Dopo essere stato ucciso e crocifisso. Un fratello che non avrebbe mai immaginato di avere.

Il sorriso da stronza di Ronnie, lo sguardo malinconico di Bart.

E poi c'è Riley. La prima volta che l'ha incontrata ha combinato un casino. Come volevasi dimostrare. 
Riley e la sua frustrazione per ciò che non ricorda, per i frammenti di passato che non riesce a rimettere insieme.

Si rispecchia in ciascuno di loro. E mentre li osserva ad uno ad uno, stipati come ratti nella base segreta che un tempo apparteneva a suo padre Jack Turner tutti con in mano una bottiglia di birra mentre discutono sul come muoversi per ciò che gli riserva il futuro, gli si disegna una smorfia sul mento marcato.

Bart, Ronnie, Riley.

Cerca di mettere a tacere quella vocina insistente che si ripresenta ogni volta a dirgli che lui una compagnia non se la merita.

Ma con loro è diverso. Bart, Ronnie, Riley. Sono come lui. Né carne, né pesce.

Sconosciuti intrecciati dalla tela del destino, come direbbe il fratello, senza un cammino preciso da percorrere. Nessuno di loro ha le risposte, tranne una: sono arrabbiati. Con il mondo intero.

Ed hanno fame. Stipati, luridi, nei vicoli di Philadelphia. Come ratti. A tramare nel buio della notte, mangiando cibo spazzatura e bevendo alcol. In quei pochi metri quadri che è la Ragno-Caverna di Jack, come l'ha soprannominata. 

Brinda alla loro salute. E ripensa a ciò che gli ha detto Ronnie.

Hai dannatamente ragione, pensa. Dovreste prendere esempio. Sono felice, grazie a voi.

... and fuck the future. 

giovedì 18 giugno 2020

La Fossa




Le pareti della sua cella sono bianche e candide come un lenzuolo. Non ricorda esattamente un 'prima' ed un 'dopo' essere entrato nella sandmanc. Ci si è semplicemente ritrovato dentro, con la tuta arancione da galeotto, un materasso, un tavolino e quelle quattro mura ad opprimerlo.

Non sono stati pochi gli episodi all'inizio che l'hanno visto essere preso di mira da suprematisti umani o semplici criminali avversi alla Fenice, ma anni passati in mezzo alla strada gli hanno insegnato come difendersi.

Nocche sporche di sangue, naso fratturato, i manganelli delle guardie per placare le rivolte in mensa oppure nel cortile per l'ora d'aria.

Da quando esiste, non ha fatto altro che cacciarsi nei guai. La sua specialità, il suo vero superpotere.

Quattro mura che sono diventate il suo mondo, con il passare dei mesi ha imparato a conoscerne ogni centimetro. Ogni buco, ogni crepa, ogni segno lasciato da qualche detenuto rinchiuso lì dentro prima di lui.

La notte, quando arriva un nuovo detenuto, gli altri si divertono a prenderlo di mira. Gli dicono che gli faranno vomitare le budella, che ridurranno il suo buco del culo uguale al Canale della Manica.
Li sente urlare verso il nuovo povero disgraziato di turno come tante bertucce, mentre lui resta in silenzio accostato contro la parete senza battere ciglio.

Non manca molto prima che arrivi la prima visita. E' Louie Cimmino.
Dietro al vetro divisore non riesce nemmeno a guardarlo negli occhi.

- Una Fenice? Sul Serio?
- Che cosa vuoi da me, zio Louie?
- Non chiamarmi in quel modo, Tobs. Io non sono tuo zio, non lo sono più. Tuo padre si starà rivoltando nella tomba per ciò che hai fatto. 
- Mio padre...
- Non iniziare. So già che vuoi dire. Era un buono a nulla, non era mai presente per te e Nora. Non l'hai mai conosciuto per davvero per ciò che era. Non era un uomo perfetto, non un uomo esemplare, nessuno lo è. Ma era un uomo buono. Un uomo giusto. Aveva ricevuto dei poteri ed aveva deciso di mettersi in gioco nonostante tutto. Non voleva nient'altro dalla vita che poter usare i suoi doni per qualcosa di utile. Per difendere chi non poteva farlo da solo.
- Hai finito?
- Sì.
- Quando l'ho visto l'ultima volta, prima di morire, m'ha confessato che lo faceva perché lo faceva stare bene...
- E con questo cosa vorresti dirmi piccolo, stupido ragazzino? Che tuo padre era assente perché indossare un costume da ragno gli sollazzava il cazzo più di tua madre? Che non era presente perché ciò che faceva era una droga, per lui? Pensi che tuo padre fosse un tossico che non riusciva a smettere di fare ciò che faceva? Tu non hai filtri, Tobey. Tu prendi ciò che gli altri ti dicono e ci appiccichi un significato letterale. Tuo padre combatteva perché ne aveva le capacità, e salvare gente lo faceva stare bene perché così poteva andare a dormire la notte pensando di aver fatto qualcosa di giusto. Di aver salvato qualcuno perché non è mai riuscito a salvare tua madre da sé stessa.

Louie Cimmino si stropiccia gli occhi stanchi, poi si alza.

- Prego per la tua anima Tobias. Prego che tu ne esca vivo di qui. Io vedo questo fuoco dentro di te. Hai il suo sangue, e le cose che puoi fare sono stupefacenti. Ma hai scelto la tua strada. Non cercarmi mai più.

Louie Cimmino si alza e non gli getta nemmeno un'occhiata quando dice alla guardia di aver finito, scomparendo davanti ai suoi occhi. 

La notte è simile al giorno. Non chiude occhio nemmeno a pensarci e le sagome della stanza al buio assumono facce e contorni di fantasmi che non lo abbandoneranno mai e che sa, sa nel profondo, nel punto più profondo della sua coscienza, lo terranno per mano finché avrà vita ed il loro passeggio risuona come tamburi di guerra. Tum tum. Tum tum. Tum tum. Tum tum.

Il giorno è uguale alla notte. Comincia  a leggere i romanzi consigliategli da Edith. La ragazza triste dell'Underground che non saprà mai quanto fosse sincero quella notte nel vicolo quando le ha detto che voleva aiutarla cercando di scacciare via la rabbia che cova dentro.
Edith non lo saprà mai. 
Pagine su pagine, libri che si accumulano come piccole torri diroccate. Come i vecchi edifici della Border Zone.

Allo spazzolino da denti assegnatogli all'arrivo brucia la setola con un accendino ricavato facendo baratto nel cortile durante l'ora d'aria. Allo stesso modo, brucia la plastica dove un tempo c'era la setola per renderla malleabile ed appiccicarci sopra la lametta per la barba in dotazione a tutti i detenuti. La nasconde in uno dei piedi del letto per avere un'arma nel caso qualcuno faccia irruzione nella fossa. Nel suo buco. 

Tum tum. Tum tum. Tum tum. Tamburi di guerra, come quelli che sentiva durante i conflitti in quella stessa Border dove è morto Mike Levesque. Che non c'entrava niente.

Non riceve più alcuna visita. I mesi cominciano a diventare anni, gli anni, decenni. Il suo corpo cambia trasformandolo in una copia di Jack Turner durante gli ultimi anni della sua vita.


Non si sorprende del fatto che nessuno vada a trovarlo. Non lo sorprende affatto. Come ha detto a Kris Nguyen la notte dell'interrogatorio lui non ha mai avuto veri amici. 

- Una volta sono stata in questa stessa stanza con Rogers. Diceva le stesse identiche cose. Non sono come credi tu, non uccido per il piacere di farlo, non ti odio per quello che sei, lo faccio per salvare il mondo... Non metto in dubbio che tu creda di essere dalla parte della ragione. Sei il male necessario, la strada lastricata di buone intenzioni. Ce lo diciamo tutti per salvarci da noi stessi, ce lo continuiamo a ripetere finché non ci crediamo davvero. E' così che funzionano gli incantesimi.

Sono queste le parole che Lenoir Flamel gli rivolge, trent'anni dopo i fatti che li hanno visti scontrarsi nelle strade della Old City per rapire Barry Colt.

Sono pochissime le volte in cui riesce a chiudere gli occhi. A dormire. E quando dorme, esistono solo gli incubi. Gli occhi vitrei di Mike Levesque che lo fissano, la vita che lo abbandona secondo dopo secondo.

Non diverso da Rogers, ha detto Flamel.

Ha ragione, e non può non pensare che se lo merita tutto ciò che sta succedendo. Se lo merita.

Se lo merita.

Dopo quelle che per lui sono un paio di settimane, ad aspettarlo oltre il vetro divisore è Kris Nguyen. Le storie di Kris e Tobey sono storie fatte di cicatrici tremendamente simili e parallele, di persone incapaci di non ferire chi li circonda. In un modo o nell'altro che sia.

E' questa la cenere, Tobey. Gli altri diventano polvere e se li porta via il vento, ma noi no, non siamo cenere e continueremo a bruciare finché non resterà che uno spreco di spazio.
..ma qualsiasi cosa accadrà, Tobey, saremo sempre due poveri diavoli del Devil's Pocket. Tu non sei come loro, tu non sei un mostro.

Anche Kris se ne va. E mentre lo vede scomparire ripensa, e cerca di sforzarsi, di focalizzare i volti di Jimmy, Emma, Edith, Chloe. Quelle serate passate all'Underground dove poteva fingere di essere -normale -.

Quando rientra nella fossa e la porta si chiude alle sue spalle sente quella voce, simile al suono di unghie spezzate che scivolano su di una lavagna.

- Sei stato davvero un ragazzaccio, Tobey!
- Di tutti... dovevano mandare proprio te.
- Certo, e chi sennò?

La corda con la quale si è impiccata stringe ancora il collo di Nora Turner. E' una donna dal collo storto, la faccia gonfia e livida, i capelli rossi come una brace d'inverno, gli occhi che non battono mai le palpebre ed una mosca appiccicata sull'iride. Non la smette di sorridere, i denti che sfrigolano fra di loro. Un sorriso che va da un lato all'altro della bocca, inumano e grottesco.

Gli si lancia addosso con un'agilità inumana iniziando a pestarlo. Nocche contro naso, bocca, occhi. Come faceva quando era piccolo e lui non ha la forza di reagire e si sente di nuovo come trent'anni prima quando aveva venticinque anni.

E' di nuovo un ragazzino.

Un ragazzino incapace di fare scelte di vita giuste e coerenti. Ed ogni colpo si abbatte sulla sua pelle in modo animalesco e furioso, viene issato sopra la testa di Nora che lo scaglia contro la parete della fossa e continua a ridere sguaiatamente.

E non è nemmeno sola. Viene affiancata dagli assassini di Liz. Crazy Eight ed i suoi sgherri. Nora resta a guardare mentre gli sgherri di Crazy Eight, umani potenziati, continuano il pestaggio.

- Volevi farti grosso, impressionarmi con quel trucco delle ragnatele, mutante del cazzo? Io con gli abomini come te non ci lavoro, mi hai capito bene?

Crazy Eight fa pressione col tacco dello stivale da motociclista sul proprio polso per far fuoriuscire un getto di ragnatela.

- Impiccatelo con quello schifo.

Uno della banda sfila via un coltellaccio, taglia via la tela dal polso e se la passa fra le mani, esattamente come quella notte. La notte in cui Liz è morta. Lo sollevano e lo poggiano di forza contro la parete, usando la finestra come appiglio per il cappio improvvisato.

La tela gli si stringe intorno al collo e lui cerca di respirare, gridare. Scalcia, completamente inerme.

- L'appeso... mormora, oramai privo di forze.

Tutto procede come quella dannata notte.

Jimmy, Edith, Emma e Chloe non lo sapranno mai.

Kris Nguyen non lo saprà mai.

Ratel non lo saprà mai.

Bart non lo saprà mai.

Nessuno lo saprà mai.

Ma a differenza di quella notte, questa volta arriva qualcuno. Un'ombra indefinita. Si muove come il lampo, abbattendo pugni poderosi sulla banda di Crazy Eight, schiva pallottole appiccicandosi alla parete della fossa, salta nell'aria come un dannato saltimbanco affrontando cinque uomini da solo, e disarmato, usando solo braccia e gamba.

Di Nora semplicemente non c'è traccia.

- Tobs...
- Papà...

Jack Turner straccia via la tela. Lo abbraccia, riesce a distinguere ancora l'odore del suo dopobarba. Dopo tutti questi anni.

- Sono qui. Sono qui.


- E' tutto okay. E' tutto okay, Tobs.


- Ti voglio bene. Anche se non te l'ho mai detto. Io... ci sono così tante cose che vorrei dirti, papà.
- Lo so. Ma la vita è fatta così, Tobs. Ti lascia a terra con nulla, senza la forza di rialzarti. Ti avevo detto di bruciare quel costume, ma te ne sei cucito uno identico al mio.
- Beh, sai come si dice... , biascica, tra un colpo di tosse dove la saliva si mescola al sangue ed i singhiozzi da bambino.
- Meglio essere un ebreo del '39 e capitare in un bar incrociando un nazista che fidarsi di un Turner , dicono all'unisono e sorridendosi a vicenda, tra lacrime salate che scivolano sulla lingua e le troppe parole non dette.

Quando riapre gli occhi al mattino realizza ciò che è stato.

E che gli aspettano altri vent'anni da passsre nella fossa.

Vent'anni dopo si ritrova di nuovo in un vicolo sudicio della North perché semplicemente non riesce a dire addio a Philadelphia. A guardare occhi negli occhi Harper Coleman.

Sai qual è il tuo problema, Turner? Sei talmente convinto di essere una nullità ed uno spreco di spazio, come dici tu, che ti impegni con tutto te stesso per cercare di esserlo, col risultato che trasformi una brava persona in uno schifoso miscuglio di inganni e patetici tentativi di fare la persona malvagia che finiscono perennemente in un nulla di fatto. Allontani tutti perché sei convinto di non meritare che qualcuno possa tenere a te, li aggredisci perché così speri di mettere a tacere quella voce che hai nella testa che ti dice che hanno ragione ad avercela con te perché non vali niente. Io non so che cazzo di problema tu abbia e cosa esattamente ti abbia fatto diventare così, ma credimi, più il tempo passa, e più diventi patetico.


Ha ragione, e non può non pensare che se lo merita tutto ciò che sta succedendo. Se lo merita.

Se lo merita.

Ma Harper non lo saprà mai.

Come tutti gli altri. Che la notte sul Whitman Bridge non era un inganno, così come non erano un inganno i palloncini ed i tramezzini preparati per Effie.

Ma Iphigenia non lo saprà mai.

Harper gli lacera l'anima con i suoi poteri. Lo costringe in ginocchio, le mani che affondano nel fango. Cerca di scappare chiedendosi come faccia a cacciarsi sempre in situazioni del genere.

- Hai il suo sangue.

E mentre cerca di scappare da Harper, quella stessa ragazza a cui aveva promesso di combattere insieme, un'altra delle tante promesse infrante, viene abbattuto in rapida successione dai colpi della posseduta e dal Dr. Drake del Leviathan.

Ottant'anni per ritrovarsi in un'altra fossa. Quella del Nest. Con la gamba spezzata e la schiena lesionata.

- Che cosa vuoi?

Liz gli sorride dolcemente.

- Ti ho detto che ci saremmo rincontrati prima di quanto credessi. Sei in pace?
- No. 
- Grothia sta per assassinarti... Crawler.
- Lo so. Un altro Turner morto non mancherà a nessuno. Ci vediamo dove non c'è luce, Liz.

Rullo di tamburi.

Sipario. 

martedì 21 aprile 2020

Dalle ceneri


Piove sui giusti e sugli ingiusti. Piove sulla terra umida dove riposano le ossa dei cittadini di Philadelphia, piove sull'ombrello che copre me e mio padre mentre il prete borbotta qualcosa sulle pecorelle smarrite che vengono ricondotte nel gregge del signore dio nostro.

Osservo la bara di mia madre che viene calata giù, sempre più a fondo.
Non ha lasciato nemmeno un biglietto. Perché non ha lasciato nemmeno un cazzo di biglietto?

Era pazza. Era pazza e ti picchiava, lo sai. Che biglietto avrebbe dovuto lasciarti? Ti voglio bene? Mi mancherai?

Si è impiccata in camera tua, e la notte sogni ancora quella faccia livida e gonfia come una melanzana, la mosca che striscia sull'iride di Nora, la lingua di fuori e la bocca storta come se ti stesse facendo una linguaccia.

Vite violente, che finiscono violentemente. Nora Turner era disturbata. Bipolare. Aveva bisogno di prendere il litio, per non scatenare le sue reazioni violenti. Eppure nemmeno questo sembrava bastare.

La bara viene inghiottita sempre di più dalla terra, puoi quasi sentire gli occhi di Nora addosso che ti scavano sul petto lasciandoti cicatrici sanguinolenti. Non versi una sola lacrima.

E ad un certo punto non è più la tomba di Nora Turner che stai guardando, ma quella di Liz. Continua a piovere.

Avevi promesso di non tornarci più. Di non farle questo torto. Frughi nella tasca dei jeans, per rileggere un vecchio sms.

Sei una brava persona.

Da quando se n'è andata la nicotina è diventata il tuo ossigeno. Non che prima ci andassi leggero, ma da quando è morta tutto non ha fatto altro che peggiorare.

Cosa vuoi da me, Tobey? Sei solo uno stronzo insensibile pronto a ferire il prossimo? Sei bravo solo in questo?

Già, sei bravo solo in questo, come ha detto Edith? Oppure sei 'una brava persona'?

- Perché mi guardi così, Liz?
- Vorrei non fossi sempre così.
- Così come?
- Andiamo. Ti ho guardato, sai. Sei sempre lì, con quell'espressione dura di chi rimesta pensieri duri e severi su sé stesso. Sei sempre arrabbiato, Tobs. Vorrei che tu non lo fossi. Per un solo istante.

Sei di fronte ad un'altra tomba.
Mike Levesque. Il bambino ucciso durante la guerra tra Stati Uniti e Regno.

- Abominio!

Falcon ti urla addosso quella parola mentre ti riempie il corpo di piombo con tanto di quello schifo nel tono di voce che puoi quasi tastarlo, quasi fosse solido. Come melma, fango, sabbie mobili che ti fanno sprofondare verso il basso e ti attanagliano la gola, il naso, la bocca e non riesci a respirare, tanto è l'odio che provi per lei.

- Sei sempre arrabbiato, Tobs. Vorrei che tu non lo fossi. Per un solo istante.

- Sei una brava persona. Siamo simili, in qualche modo. Ma non farti consumare da quel fuoco che hai dentro.

- La capisco, sai? La tua rabbia, il fuoco che ti brucia dentro e che ti scuote le membra. La voglia di rivalsa, di urlare al mondo la propria presenza, il proprio diritto all'esistenza.

La mano guantata d'acciaio di Ratel si insinua nelle sabbie mobili. Ti aggrappi ad essa, vieni trascinato via. Guardi il cappuccio e le lenti cremisi, la maschera. E' un umano. Come Falcon.
Non ti odia per ciò che sei. Non ti ha mai attaccato.

- Sei una brava persona.

No, Effie. Non lo sono. Ma è bello credere che qualcuno lo pensi.

domenica 23 febbraio 2020

Il sentiero del dolore


Una cintura di cuoio è sottile, ma abbastanza resistente e dura da reggere un corpo umano appeso e spezzargli l'osso del collo.

- Turner!

Nell'officina c'è odore di benzina mischiato all'olio per motori. È un odore che mi è sempre piaciuto, e mentre papà mi insegna come mettere a posto la frizione di un auto, qualcuno irrompe nel silenzio generale. 

Mi volto per istinto, perché mi ci chiamano così a scuola. Ma a volte dimentico che è anche il cognome del direttore dell'officina.

- Boosey. Che c'è?

La voce di mio padre è calma come sempre. 
Jack Turner dà l'impressione di un uomo a cui un carrarmato potrebbe passarci sopra e lui resterebbe ancora lì, illeso.

Ed è l'unica persona al mondo che mi metta una paura del diavolo. È qualcosa di illogico, indefinito. Forse è quell'ombra sfuggevole che gli permea gli occhi azzurri, come una tenda che copra le prime luci dell'alba.

- Sai benissimo perché sono qui, Turner.
- No, non lo so. Che vuoi, Boosey?

Boosey è un benzinaio del South-Side. Capelli perennemente ricoperti di gel, pettinati all'indietro. Occhiali. Faccia di cazzo. Tarchiato e grosso, ha il collo di un bue. Distanzia Jack Turner di almeno dieci centimetri.

- Ti sei scopato mia moglie, Turner. Ti sei scopato mia moglie e non hai nemmeno le palle per ammetterlo qui, davanti ai tuoi dipendenti.

Nell'officina nessuno emette un suono. Sembra di stare in apnea. Mio padre si alza e mi dà le spalle.

- Non so di che stai parlando, Boosey. Puzzi di birra e non sono nemmeno le 10 del mattino. Ora vattene dalla mia officina.

Boosey arranca in direzione di Jack Turner.

- Ti credi tanto un duro con quel tatuaggio, non è vero, Turner? Quella ragnatela che ti sei disegnato sul collo. Cos'è? Cosa rappresenta? I ragni fanno schifo e mangiano merda, esattamente come te, Jack Turner. Ti sei scopato mia moglie, brutto stronzo rottinculo. Credi di essere un pezzo grosso perché nessuno qui nella tua officina osa alzare la voce contro di te? 

D'improvviso ho paura. Un freddo gelido mi percorre la spina dorsale e resto rannicchiato contro il cofano dell'auto. Ho paura e non riesco a muovermi, e ti prego, papà. Ti prego.

È la verità? Hai tradito la mamma? Che sta dicendo Boosey?

- Vattene. Non te lo ripeterò una seconda volta.

- Vedo che ti sei portato qui tuo figlio. Lo riconoscerei tra mille. Siete due gocce d'acqua. Ed ha il tuo stesso sguardo da morto di sonno, Turner. Te lo sei trascinato qui perché lo sai, non è così, che non combinerà mai nulla di buono...

La mano di Jack Turner scatta veloce verso il collo di Boosey. Cerca di articolare qualche frase, cerca di respirare, ma la stretta di Jack Turner è troppo forte.

Forse sarà lo spinello che ho fumato poco fa, ma mi sembra di vedere le suole delle scarpe di Boosey sollevarsi dal terreno di qualche millimetro. 

Jack lascia la presa. Boosey cade a terra tossendo. Mio padre, non contento, gli stampa un calcio in pieno viso che gli fa volare via gli occhiali.

- nomina di nuovo mio figlio, Boosey, e la prossima volta quella testa te la svito via dal collo. Adesso vattene.

Durante il tragitto verso casa provo la stessa, inquieta sensazione che hai al mattino quando sai di aver fatto il peggiore degli incubi e ti danni, ti danni come il peggiore degli inquilini dell'inferno perché vorresti ricordare qualcosa dell'incubo per esorcizzarlo in qualche maniera ma resta lì. Quel malessere.

- Ma'? Sono a casa.

Nessuna risposta. 

- Ma'?

Controllo in cucina. Nora non c'è. In bagno, in camera da letto, nel salotto.

Lei non esce mai. 

Sono Turner. Al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio.

Cazzo, se mamma è uscita di casa senza prendere le medicine sarà un disastro. Perché non rispondi al cellulare, figlio di puttana?

Apro la porta di camera mia per raccattare il passamontagna ed andare a cercarla.

Alzo lo sguardo.

Il rumore del corpo che penzola, attaccato all'elica del ventilatore sul soffitto, penetra fin dentro le ossa come un coltello col burro. Non riesco a muovere un muscolo. 

Gli occhi vitrei di mia madre ricambiano il mio sguardo, mentre una mosca passeggia allegramente sull'iride verde.

- 991, come posso aiutarla? Pronto? 991, c'è qualcuno in linea? Pronto, c'è qualcuno-

Una cintura di cuoio. Sottile. Leggera. Ma abbastanza resistente da reggere un corpo umano e spezzargli l'osso del collo.



domenica 16 febbraio 2020

Il Monaco


E' tardi quando sento bussare alla porta del mio appartamento, a New Dawn. 
Smetto di far rimbalzare la pallina da tennis contro il muro e mi avvicino alla porta. 
E' Chan, un ragazzo cinese, allievo di Heshang. Mi consegna un bigliettino da parte del suo maestro.


So che stai meglio, le allucinazioni sono passate anche a me. Volevo dirti di non angustiarti troppo per quanto è successo con Baal. Abbiamo seguito Eileen, sperando in promesse incerte, pronti a sacrificare anche noi stessi per avere quella cupola.  Ci sono andati di mezzo dei civili, inevitabilmente. Sapevo sarebbe successo ed è vero, siamo assassini, ma non i soli. Se credi che i bambini di due o tre anni lo siano sicuramente meno di noi, devo dirti che ti sbagli.Nessuno è davvero innocente. Uccidere animali per cibarsene, uccidere piante, uccidere per sopravvivere, uccidere più o meno indirettamente per un ideale. Uccidere patteggiando con gli dei-demoni fuori, come ha fatto Eileen, non è altro che una manifestazione del caos delle menti umane e superumane. Ci sono tanti ed innumerevoli modi per essere assassini.Questo è un universo predatorio, dove esseri cercano in continuazione energia da altri nei modi più svariati. Noi siamo un piccolo elemento del puzzle, ci incastriamo con gli altri, equilibriamo il troppo altruismo, l'estrema ed ipocrita gentilezza che alcuni esercitano per essere in pace con sé stessi e dimenticare le loro stesse vittime (animali e piante di cui si nutrono, soggetti della loro rabbia o invidia). Non fartene colpa, ma sii consapevole sempre di ogni tua azione. Sii sempre presente a te stesso, lucido, quando onori il tuo avversario con la tua forza chiunque egli sia. Non avere pena di lui come lui non ne ha di te, di fatto hai scelto di essere qui ora e adesso e fare quello che fai. Magari hai sempre pensato fossero circostanze esterne che hanno lavorato per farti diventare un cittadino del Regno. Ti posso assicurare che dentro di te, volevi che tutto andasse così. Anche per me è lo stesso, e ne sono consapevole. Teniamo presente per il futuro di non patteggiare mai più con entità, divinità o similari. Per Eileen lo feci una volta, al tempo non rammentavo tutte le mie innumerevoli vite, tutti i patti, tutte le mie morti, ora si. L'esperienza ci fa crescere, Tobey. Impariamo ogni giorno. Caro fratello, diventerai molto forte un giorno e il tempo ti insegnerà ciò che ti serve per comprendere questo universo.  Heshang (scritto in caratteri cinesi)

Rileggo il biglietto più volte sedendomi al capezzale del letto.

- Saresti disposta ad uccidere dei civili innocenti per servire la causa, Susan? Anche se non sono razzisti, anche se non odiano i mutanti oppure i superumani. Gente che vuole solo vivere in pace?

Deliravo quel pomeriggio al Pyramid. Avevo le tempie imperlate di sudore freddo, e tutto intorno a me aveva ancora l'aspetto dell'Oblio di Baal. Adesso so quanto abbia affondato le mani nel sangue. Non si torna più indietro.

- Che diamine stai combinando, Tobs?
- Sono un aquilone nel mezzo di un tornado, zio Louie.

- Chi era, Tobs?
- Chan. Un allievo di Heshang. 

Rispondo senza voltarmi mentre osservo l'ombra della sagoma femminile che osserva di là dalla finestra il cielo notturno di Philadelphia.

- Che cosa voleva?
- Ho capito una cosa, Liz. Quando ho combattuto con lui, nella Danger Room.
- Che cosa?

Adesso lo faccio, sì. Adesso mi volto ed osservo quella sagoma, sperando ancora, per qualche secondo mentre il cuore accelera, che essa non faccia altrettanto. Che non si giri. Che non mi faccia vedere la sua faccia.

- Che combattere la propria natura è come cercare di svuotare l'oceano con un secchiello.

Mi alzo. I passi risuonano felpati nel buio della stanza. 
Ti poggio una mano sulla spalla. Ti faccio voltare delicatamente contro di me.

E' ora di dirti addio.

- Sei in pace, Tobs?
- Non credo che potrò mai esserlo. E tu?
- Sì. Credo di sì. Smettila di chiamare quella segreteria telefonica, Tobs.
- Credo che lo farò. Ci rincontreremo, da qualche parte?
- Sì. Prima di quanto immagini. Crawler.


domenica 9 febbraio 2020

Sei a casa, Turner


Risponde la segreteria telefonica di Liz. Al momento non posso rispondere-

-al momento non posso rispondere perché sono morta.

- al momento non posso rispondere perché Tobey Turner ha lasciato che mi gettassero giù da un edificio di cinque piani.

- al momento non posso rispondere perché TOBEY TURNER MI HA UCCISO.

L'Oblio. Il mondo di Baal Zephron oltre la Soglia è una specie di Sottosopra come quella vecchia serie tv che davano su Netflix una decina d'anni fa. E' tutto ricoperto d'inchiostro, nero come la pece; un mondo usurato, consumato, come la carcassa bruciata viva di un uomo.

Spingo lo zippo verso la testa del criminale che Redback ha intrappolato nella sua ragnatela. Le fiamme attecchiscono benissimo sul passamontagna del tizio. Sento l'odore di carne bruciata.

Quell'odore ti si infila nelle narici. Come quando, da piccolo, andai allo zoo. Visitammo la gabbia delle scimmie. Eravamo io, papà e Louie Cimmino. Quella puzza di merda di scimmia. Sembrò appiccicarsi alle narici come se fosse stata tangibile e viscosa, ed una volta fuori pensai che non se ne sarebbe andata più via.

Come l'odore di quell'uomo. Non se n'è ancora andato.

La casa dell'uomo bruciato. La casa di Baal.

- Non guardarmi con quella faccia, ragazzino. Lo faccio per il tuo bene, per il tuo bene, capisci?

Mia madre mi colpisce ripetutamente alla testa con pugni da maniscalco, colpisce talmente forte da spaccarmi il naso in due.

- Non guardarmi con quella faccia, come se ti stessi facendo un'operazione a cuore aperto senza anestesia. Questo ti serve, Tobias.

Un cranio, un teschio, con radi capelli rossi ed orbite vuote e nere. So che è lei, ne riconosco la voce e la puzza di tabacco. Agita sempre quella sigaretta come se si trattasse di incenso.

- Il ragazzino ragno è cresciuto. Hai imparato la lezione, ma l'hai imparata troppo tardi.

Baal Zephron ha la voce come il suono di unghie che si trascinano su di una lavagna. Beh, è un demone. Coglione io che mi aspettavo qualcosa di diverso.

E mentre Heshang, il Monaco, lo colpisce agli artigli io salvo un bambino che fugge via urlando. 

- Sei nato sbagliato, Tobs. Hai il mio sangue. La mia maledizione. Tu... tu l'hai ereditata da me, questa cosa che hai dentro. Tu e tua madre... io non c'ero. Facevo e sapevo fare cose, e mi sentivo... vivo.

- Pensi che la mia vita vorrò passarla a marcire in una cazzo di officina, come hai fatto tu? A sposarmi la prima imbecille che mi capita tra le mani e metterla incinta, raccontando a me stesso di essere felice? Le idiote te le scopi, non le sposi. Sei un cadavere ambulante che cammina, papà. 
Cristo, mi fai pena.

Una lama mi penetra il costato. L'acciaio scava attraverso il tessuto termoisolato del mio costumino da supereroe fin dentro la carne, il sangue scivola via. Non riesco a respirare.

- Il ragazzino ragno è cresciuto, ma ha imparato la lezione troppo tardi.

E mentre ripenso alle mosse di Wrecker, di Grace Walker e Susan Neiman nella Danger Room dico a me stesso che non sarò mai così forte. E mi dico anche che Harper Coleman ha ragione. Ha dannatamente ragione.

- Stai dicendo queste cose a me perché in realtà quello che pensa di non meritare i poteri che si ritrova sei tu, Turner.

- Tu mi hai rovinato la vita.

- Non essere melodrammatico. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto per te. I sentimenti sono per i deboli. Io con te ho fatto un lavoro di scrematura, ti ho reso puro.

- Tu sei matta.

- Forse. Oppure sono solo in anticipo sul percorso.

Friggo la testa del guerriero di Baal Zephron e lui cade ai miei piedi. 

- T-Tobs..

Quei singhiozzi. Prima che ti buttassero giù. Sei davvero tu?

- Andrà tutto bene, Tobs. Io so... lo sapevo. 

- Come?

- Sono come te, Tobs. Leggo nelle menti delle persone, Tobs.

Vedo le anime dei civili di Philadelphia venire risucchiate da Baal Zephron, mentre l'entità infestante di Wildhunt lo combatte con la croce di Caelesti, ed Heshang non è da meno.

Il letto della stanza d'ospedale al Pyramid è confortevole. Sento la voce di Susan. E' sempre stata gentile con me. Anche se adesso ha la faccia da teschio.

- La guerra non finisce mai. Siamo assassini, Susan. Abbiamo le mani sporche di sangue. E' colpa nostra. Anche se l'abbiamo sconfitto. Siamo assassini.

Assassini.

La tela viaggia veloce verso il corpo di Liz che precipita verso l'asfalto, ma non lo è abbastanza. 

- Mutante del cazzo! Mostro! Mostro! MOSTRO!

Crazy Eight mi colpisce con una forza spropositata per un essere umano. 

- Pensavi di fottermi, mostro? Pensavi di fottermi e lavorare con me? Nessun mostro lavora per me. Nessuno, mi hai capito bene? 

E' notte. E' tardi, a casa di Crazy Eight. Spengo le luci. 

- Chi diavolo c'è?

- Un assassino. Sono venuto per te, Crazy Eight.

Mi getta contro i suoi cani. Li intrappolo entrambi con la ragnatela. Immobilizzo anche lui. Mi tolgo la maschera.

Maledico Baal e la sua infezione al sangue perché non riesco a vedere la paura nelle orbite del teschio che ho appena intrappolato.

- Ti ricordi di me, Crazy Eight?

- T-Turner... cosa... abbi pietà, ti prego...

- Hai avuto pietà di lei, Crazy Eight? Hai avuto pietà di lei, quando l'hai buttata giù? Lei non c'entrava niente.

Gli poggio una mano sulla guancia. La pelle comincia a crepitare di scariche elettriche. Finisco solo quando sento la carne sciogliersi sotto il palmo.

Assassini, Susan. Siamo tutti assassini, un litro di sangue in più, o meno, non fa differenza. Quando cominci, è difficile smettere.
E mentre mi guardo intorno, tra le pareti che colano inchiostro e la voce di Baal Zephron che mi rimbomba nelle orecchie capisco che Tobias Turner non ha mai lasciato l'Oblio.

E' a casa, ora.

domenica 19 gennaio 2020

Brace d'inverno


Nora. Mia madre. Ha i capelli rossi come-

ho letto una poesia, oggi a scuola.
Brace d'inverno, i capelli tuoi, dove il mio cuore brucia. Autore ignoto.

I capelli di mia madre sono rossi come una brace d'inverno. E' tutto ciò che ha di bello. Il resto della sua bellezza è appassito da un bel pezzo. Le curve della sua faccia sono tutte piegate verso il basso. Non la vedo mai sorridere.

E' un fiore appassito. Da giovane, deve essere stata bella. Ma adesso sembra un chewing gum masticato.

Non sorride mai, cazzo. Il gomito poggiato sul tavolo mentre stringe tra indice e medio una sigaretta. Il mozzicone si è fatto così lungo che sembra il cazzo di uno gnomo. Cicca sul pavimento.

- Vuoi dirmi che è successo, Tobs?

Riesco a malapena a chiudere il pugno destro. Le nocche sono gonfie, violacee. Il sangue si è ormai rappreso. Ho lo sguardo basso.

- Porca puttana, ragazzino! Vuoi dirmi -stavolta- cosa cazzo è successo in quella testa marcia che ti ritrovi? Ti sei beccato due settimane di sospensione, Tobs...

Non contenta, riporta la sigaretta alle labbra e nel frattempo beve birra direttamente dalla bottiglia. 
Di quelle che si trovano al discount. Piscio di capra.

- Avevano accerchiato quel ragazzino. Gli avevano rubato le scarpe.
- Quale ragazzino?
- Non lo so. Uno del primo anno. Gli stavano dando addosso, l'avevano lasciato senza scarpe-

Nora esplode in una fragorosa risata.

- Aspetta. Aspetta un attimo. Tu, che hai già collezionato due sospensioni, perché ti diverti come il maiale che sei ad infilare la testa degli altri ragazzi nei cessi della scuola... cosa, cosa vorresti dirmi, Tobs, che adesso ne hai difeso uno?

- Sì.
- Dimmi perché. Dimmi perché avresti difeso un ragazzino del primo anno perché altri due della tua stessa risma lo stavano aggredendo.

Noto come la mia mano destra si serri a pugno. Deglutisco a vuoto. Il naso mi fa ancora male, ho l'occhio destro completamente chiuso e violaceo.

- Un mutante. Si è trasformato, tipo. Due ali. Come quelle di un angelo. Gli stavano tirando le... penne, le stavano dando fuoco.

Nora non la smette di ridere.

- Cosa ci trovi di così divertente, cazzo?! Per la prima volta in vita mia che difendo qualcuno, che faccio qualcosa di buono, tu devi ridermi in faccia?
- NON OSARE ALZARE LA VOCE CON ME, RAGAZZINO! HAI CAPITO?!

Nora scatta come un gatto, così veloce che neanche me ne accorgo. Mi lascia una cinquina sulla guancia. Non replico, mi limito a mordermi la lingua. 

- Pensi di essere un difensore d'innocenti, adesso? Io lo so che cosa sei tu, per davvero. Un parassita. Credi che non l'abbia trovata quella busta di marijuana nascosta sotto il materasso?

Mi agita in faccia la sigaretta. Il puzzo è insostenibile.

-  Pensi di essere una specie di eroe? Te lo dico io cosa sei. Tu non sei niente. Uno spreco di spazio. Un criminale. Un buono a nulla. Non hai buon senso. Perciò, ficcati in quella testa marcia che ti ritrovi, Tobs, che non combinerai mai nulla di buono nella tua inutile vita.

Nora sgrana così tanto gli occhi che per un istante penso che stiano per schizzare fuori dalle orbite.

- Tu mi hai rovinato la vita! Io non ti ho mai voluto!

Il silenzio che cade nella stanza è pesante come un mattone. Ma stranamente, non sento alcun dolore. Forse imbarazzo, per lei.
Si copre la bocca con entrambe le mani.

- Tobs. Tobs, io...

Mi alzo dalla sedia.
Cerca di poggiarmi una mano sulla spalla, ma la ritrae istantaneamente, come se si fosse beccata una piccola scossa.

Dito medio.
Rullo di tamburi.
Sipario.