domenica 23 febbraio 2020

Il sentiero del dolore


Una cintura di cuoio è sottile, ma abbastanza resistente e dura da reggere un corpo umano appeso e spezzargli l'osso del collo.

- Turner!

Nell'officina c'è odore di benzina mischiato all'olio per motori. È un odore che mi è sempre piaciuto, e mentre papà mi insegna come mettere a posto la frizione di un auto, qualcuno irrompe nel silenzio generale. 

Mi volto per istinto, perché mi ci chiamano così a scuola. Ma a volte dimentico che è anche il cognome del direttore dell'officina.

- Boosey. Che c'è?

La voce di mio padre è calma come sempre. 
Jack Turner dà l'impressione di un uomo a cui un carrarmato potrebbe passarci sopra e lui resterebbe ancora lì, illeso.

Ed è l'unica persona al mondo che mi metta una paura del diavolo. È qualcosa di illogico, indefinito. Forse è quell'ombra sfuggevole che gli permea gli occhi azzurri, come una tenda che copra le prime luci dell'alba.

- Sai benissimo perché sono qui, Turner.
- No, non lo so. Che vuoi, Boosey?

Boosey è un benzinaio del South-Side. Capelli perennemente ricoperti di gel, pettinati all'indietro. Occhiali. Faccia di cazzo. Tarchiato e grosso, ha il collo di un bue. Distanzia Jack Turner di almeno dieci centimetri.

- Ti sei scopato mia moglie, Turner. Ti sei scopato mia moglie e non hai nemmeno le palle per ammetterlo qui, davanti ai tuoi dipendenti.

Nell'officina nessuno emette un suono. Sembra di stare in apnea. Mio padre si alza e mi dà le spalle.

- Non so di che stai parlando, Boosey. Puzzi di birra e non sono nemmeno le 10 del mattino. Ora vattene dalla mia officina.

Boosey arranca in direzione di Jack Turner.

- Ti credi tanto un duro con quel tatuaggio, non è vero, Turner? Quella ragnatela che ti sei disegnato sul collo. Cos'è? Cosa rappresenta? I ragni fanno schifo e mangiano merda, esattamente come te, Jack Turner. Ti sei scopato mia moglie, brutto stronzo rottinculo. Credi di essere un pezzo grosso perché nessuno qui nella tua officina osa alzare la voce contro di te? 

D'improvviso ho paura. Un freddo gelido mi percorre la spina dorsale e resto rannicchiato contro il cofano dell'auto. Ho paura e non riesco a muovermi, e ti prego, papà. Ti prego.

È la verità? Hai tradito la mamma? Che sta dicendo Boosey?

- Vattene. Non te lo ripeterò una seconda volta.

- Vedo che ti sei portato qui tuo figlio. Lo riconoscerei tra mille. Siete due gocce d'acqua. Ed ha il tuo stesso sguardo da morto di sonno, Turner. Te lo sei trascinato qui perché lo sai, non è così, che non combinerà mai nulla di buono...

La mano di Jack Turner scatta veloce verso il collo di Boosey. Cerca di articolare qualche frase, cerca di respirare, ma la stretta di Jack Turner è troppo forte.

Forse sarà lo spinello che ho fumato poco fa, ma mi sembra di vedere le suole delle scarpe di Boosey sollevarsi dal terreno di qualche millimetro. 

Jack lascia la presa. Boosey cade a terra tossendo. Mio padre, non contento, gli stampa un calcio in pieno viso che gli fa volare via gli occhiali.

- nomina di nuovo mio figlio, Boosey, e la prossima volta quella testa te la svito via dal collo. Adesso vattene.

Durante il tragitto verso casa provo la stessa, inquieta sensazione che hai al mattino quando sai di aver fatto il peggiore degli incubi e ti danni, ti danni come il peggiore degli inquilini dell'inferno perché vorresti ricordare qualcosa dell'incubo per esorcizzarlo in qualche maniera ma resta lì. Quel malessere.

- Ma'? Sono a casa.

Nessuna risposta. 

- Ma'?

Controllo in cucina. Nora non c'è. In bagno, in camera da letto, nel salotto.

Lei non esce mai. 

Sono Turner. Al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio.

Cazzo, se mamma è uscita di casa senza prendere le medicine sarà un disastro. Perché non rispondi al cellulare, figlio di puttana?

Apro la porta di camera mia per raccattare il passamontagna ed andare a cercarla.

Alzo lo sguardo.

Il rumore del corpo che penzola, attaccato all'elica del ventilatore sul soffitto, penetra fin dentro le ossa come un coltello col burro. Non riesco a muovere un muscolo. 

Gli occhi vitrei di mia madre ricambiano il mio sguardo, mentre una mosca passeggia allegramente sull'iride verde.

- 991, come posso aiutarla? Pronto? 991, c'è qualcuno in linea? Pronto, c'è qualcuno-

Una cintura di cuoio. Sottile. Leggera. Ma abbastanza resistente da reggere un corpo umano e spezzargli l'osso del collo.



domenica 16 febbraio 2020

Il Monaco


E' tardi quando sento bussare alla porta del mio appartamento, a New Dawn. 
Smetto di far rimbalzare la pallina da tennis contro il muro e mi avvicino alla porta. 
E' Chan, un ragazzo cinese, allievo di Heshang. Mi consegna un bigliettino da parte del suo maestro.


So che stai meglio, le allucinazioni sono passate anche a me. Volevo dirti di non angustiarti troppo per quanto è successo con Baal. Abbiamo seguito Eileen, sperando in promesse incerte, pronti a sacrificare anche noi stessi per avere quella cupola.  Ci sono andati di mezzo dei civili, inevitabilmente. Sapevo sarebbe successo ed è vero, siamo assassini, ma non i soli. Se credi che i bambini di due o tre anni lo siano sicuramente meno di noi, devo dirti che ti sbagli.Nessuno è davvero innocente. Uccidere animali per cibarsene, uccidere piante, uccidere per sopravvivere, uccidere più o meno indirettamente per un ideale. Uccidere patteggiando con gli dei-demoni fuori, come ha fatto Eileen, non è altro che una manifestazione del caos delle menti umane e superumane. Ci sono tanti ed innumerevoli modi per essere assassini.Questo è un universo predatorio, dove esseri cercano in continuazione energia da altri nei modi più svariati. Noi siamo un piccolo elemento del puzzle, ci incastriamo con gli altri, equilibriamo il troppo altruismo, l'estrema ed ipocrita gentilezza che alcuni esercitano per essere in pace con sé stessi e dimenticare le loro stesse vittime (animali e piante di cui si nutrono, soggetti della loro rabbia o invidia). Non fartene colpa, ma sii consapevole sempre di ogni tua azione. Sii sempre presente a te stesso, lucido, quando onori il tuo avversario con la tua forza chiunque egli sia. Non avere pena di lui come lui non ne ha di te, di fatto hai scelto di essere qui ora e adesso e fare quello che fai. Magari hai sempre pensato fossero circostanze esterne che hanno lavorato per farti diventare un cittadino del Regno. Ti posso assicurare che dentro di te, volevi che tutto andasse così. Anche per me è lo stesso, e ne sono consapevole. Teniamo presente per il futuro di non patteggiare mai più con entità, divinità o similari. Per Eileen lo feci una volta, al tempo non rammentavo tutte le mie innumerevoli vite, tutti i patti, tutte le mie morti, ora si. L'esperienza ci fa crescere, Tobey. Impariamo ogni giorno. Caro fratello, diventerai molto forte un giorno e il tempo ti insegnerà ciò che ti serve per comprendere questo universo.  Heshang (scritto in caratteri cinesi)

Rileggo il biglietto più volte sedendomi al capezzale del letto.

- Saresti disposta ad uccidere dei civili innocenti per servire la causa, Susan? Anche se non sono razzisti, anche se non odiano i mutanti oppure i superumani. Gente che vuole solo vivere in pace?

Deliravo quel pomeriggio al Pyramid. Avevo le tempie imperlate di sudore freddo, e tutto intorno a me aveva ancora l'aspetto dell'Oblio di Baal. Adesso so quanto abbia affondato le mani nel sangue. Non si torna più indietro.

- Che diamine stai combinando, Tobs?
- Sono un aquilone nel mezzo di un tornado, zio Louie.

- Chi era, Tobs?
- Chan. Un allievo di Heshang. 

Rispondo senza voltarmi mentre osservo l'ombra della sagoma femminile che osserva di là dalla finestra il cielo notturno di Philadelphia.

- Che cosa voleva?
- Ho capito una cosa, Liz. Quando ho combattuto con lui, nella Danger Room.
- Che cosa?

Adesso lo faccio, sì. Adesso mi volto ed osservo quella sagoma, sperando ancora, per qualche secondo mentre il cuore accelera, che essa non faccia altrettanto. Che non si giri. Che non mi faccia vedere la sua faccia.

- Che combattere la propria natura è come cercare di svuotare l'oceano con un secchiello.

Mi alzo. I passi risuonano felpati nel buio della stanza. 
Ti poggio una mano sulla spalla. Ti faccio voltare delicatamente contro di me.

E' ora di dirti addio.

- Sei in pace, Tobs?
- Non credo che potrò mai esserlo. E tu?
- Sì. Credo di sì. Smettila di chiamare quella segreteria telefonica, Tobs.
- Credo che lo farò. Ci rincontreremo, da qualche parte?
- Sì. Prima di quanto immagini. Crawler.


domenica 9 febbraio 2020

Sei a casa, Turner


Risponde la segreteria telefonica di Liz. Al momento non posso rispondere-

-al momento non posso rispondere perché sono morta.

- al momento non posso rispondere perché Tobey Turner ha lasciato che mi gettassero giù da un edificio di cinque piani.

- al momento non posso rispondere perché TOBEY TURNER MI HA UCCISO.

L'Oblio. Il mondo di Baal Zephron oltre la Soglia è una specie di Sottosopra come quella vecchia serie tv che davano su Netflix una decina d'anni fa. E' tutto ricoperto d'inchiostro, nero come la pece; un mondo usurato, consumato, come la carcassa bruciata viva di un uomo.

Spingo lo zippo verso la testa del criminale che Redback ha intrappolato nella sua ragnatela. Le fiamme attecchiscono benissimo sul passamontagna del tizio. Sento l'odore di carne bruciata.

Quell'odore ti si infila nelle narici. Come quando, da piccolo, andai allo zoo. Visitammo la gabbia delle scimmie. Eravamo io, papà e Louie Cimmino. Quella puzza di merda di scimmia. Sembrò appiccicarsi alle narici come se fosse stata tangibile e viscosa, ed una volta fuori pensai che non se ne sarebbe andata più via.

Come l'odore di quell'uomo. Non se n'è ancora andato.

La casa dell'uomo bruciato. La casa di Baal.

- Non guardarmi con quella faccia, ragazzino. Lo faccio per il tuo bene, per il tuo bene, capisci?

Mia madre mi colpisce ripetutamente alla testa con pugni da maniscalco, colpisce talmente forte da spaccarmi il naso in due.

- Non guardarmi con quella faccia, come se ti stessi facendo un'operazione a cuore aperto senza anestesia. Questo ti serve, Tobias.

Un cranio, un teschio, con radi capelli rossi ed orbite vuote e nere. So che è lei, ne riconosco la voce e la puzza di tabacco. Agita sempre quella sigaretta come se si trattasse di incenso.

- Il ragazzino ragno è cresciuto. Hai imparato la lezione, ma l'hai imparata troppo tardi.

Baal Zephron ha la voce come il suono di unghie che si trascinano su di una lavagna. Beh, è un demone. Coglione io che mi aspettavo qualcosa di diverso.

E mentre Heshang, il Monaco, lo colpisce agli artigli io salvo un bambino che fugge via urlando. 

- Sei nato sbagliato, Tobs. Hai il mio sangue. La mia maledizione. Tu... tu l'hai ereditata da me, questa cosa che hai dentro. Tu e tua madre... io non c'ero. Facevo e sapevo fare cose, e mi sentivo... vivo.

- Pensi che la mia vita vorrò passarla a marcire in una cazzo di officina, come hai fatto tu? A sposarmi la prima imbecille che mi capita tra le mani e metterla incinta, raccontando a me stesso di essere felice? Le idiote te le scopi, non le sposi. Sei un cadavere ambulante che cammina, papà. 
Cristo, mi fai pena.

Una lama mi penetra il costato. L'acciaio scava attraverso il tessuto termoisolato del mio costumino da supereroe fin dentro la carne, il sangue scivola via. Non riesco a respirare.

- Il ragazzino ragno è cresciuto, ma ha imparato la lezione troppo tardi.

E mentre ripenso alle mosse di Wrecker, di Grace Walker e Susan Neiman nella Danger Room dico a me stesso che non sarò mai così forte. E mi dico anche che Harper Coleman ha ragione. Ha dannatamente ragione.

- Stai dicendo queste cose a me perché in realtà quello che pensa di non meritare i poteri che si ritrova sei tu, Turner.

- Tu mi hai rovinato la vita.

- Non essere melodrammatico. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto per te. I sentimenti sono per i deboli. Io con te ho fatto un lavoro di scrematura, ti ho reso puro.

- Tu sei matta.

- Forse. Oppure sono solo in anticipo sul percorso.

Friggo la testa del guerriero di Baal Zephron e lui cade ai miei piedi. 

- T-Tobs..

Quei singhiozzi. Prima che ti buttassero giù. Sei davvero tu?

- Andrà tutto bene, Tobs. Io so... lo sapevo. 

- Come?

- Sono come te, Tobs. Leggo nelle menti delle persone, Tobs.

Vedo le anime dei civili di Philadelphia venire risucchiate da Baal Zephron, mentre l'entità infestante di Wildhunt lo combatte con la croce di Caelesti, ed Heshang non è da meno.

Il letto della stanza d'ospedale al Pyramid è confortevole. Sento la voce di Susan. E' sempre stata gentile con me. Anche se adesso ha la faccia da teschio.

- La guerra non finisce mai. Siamo assassini, Susan. Abbiamo le mani sporche di sangue. E' colpa nostra. Anche se l'abbiamo sconfitto. Siamo assassini.

Assassini.

La tela viaggia veloce verso il corpo di Liz che precipita verso l'asfalto, ma non lo è abbastanza. 

- Mutante del cazzo! Mostro! Mostro! MOSTRO!

Crazy Eight mi colpisce con una forza spropositata per un essere umano. 

- Pensavi di fottermi, mostro? Pensavi di fottermi e lavorare con me? Nessun mostro lavora per me. Nessuno, mi hai capito bene? 

E' notte. E' tardi, a casa di Crazy Eight. Spengo le luci. 

- Chi diavolo c'è?

- Un assassino. Sono venuto per te, Crazy Eight.

Mi getta contro i suoi cani. Li intrappolo entrambi con la ragnatela. Immobilizzo anche lui. Mi tolgo la maschera.

Maledico Baal e la sua infezione al sangue perché non riesco a vedere la paura nelle orbite del teschio che ho appena intrappolato.

- Ti ricordi di me, Crazy Eight?

- T-Turner... cosa... abbi pietà, ti prego...

- Hai avuto pietà di lei, Crazy Eight? Hai avuto pietà di lei, quando l'hai buttata giù? Lei non c'entrava niente.

Gli poggio una mano sulla guancia. La pelle comincia a crepitare di scariche elettriche. Finisco solo quando sento la carne sciogliersi sotto il palmo.

Assassini, Susan. Siamo tutti assassini, un litro di sangue in più, o meno, non fa differenza. Quando cominci, è difficile smettere.
E mentre mi guardo intorno, tra le pareti che colano inchiostro e la voce di Baal Zephron che mi rimbomba nelle orecchie capisco che Tobias Turner non ha mai lasciato l'Oblio.

E' a casa, ora.