giovedì 18 giugno 2020

La Fossa




Le pareti della sua cella sono bianche e candide come un lenzuolo. Non ricorda esattamente un 'prima' ed un 'dopo' essere entrato nella sandmanc. Ci si è semplicemente ritrovato dentro, con la tuta arancione da galeotto, un materasso, un tavolino e quelle quattro mura ad opprimerlo.

Non sono stati pochi gli episodi all'inizio che l'hanno visto essere preso di mira da suprematisti umani o semplici criminali avversi alla Fenice, ma anni passati in mezzo alla strada gli hanno insegnato come difendersi.

Nocche sporche di sangue, naso fratturato, i manganelli delle guardie per placare le rivolte in mensa oppure nel cortile per l'ora d'aria.

Da quando esiste, non ha fatto altro che cacciarsi nei guai. La sua specialità, il suo vero superpotere.

Quattro mura che sono diventate il suo mondo, con il passare dei mesi ha imparato a conoscerne ogni centimetro. Ogni buco, ogni crepa, ogni segno lasciato da qualche detenuto rinchiuso lì dentro prima di lui.

La notte, quando arriva un nuovo detenuto, gli altri si divertono a prenderlo di mira. Gli dicono che gli faranno vomitare le budella, che ridurranno il suo buco del culo uguale al Canale della Manica.
Li sente urlare verso il nuovo povero disgraziato di turno come tante bertucce, mentre lui resta in silenzio accostato contro la parete senza battere ciglio.

Non manca molto prima che arrivi la prima visita. E' Louie Cimmino.
Dietro al vetro divisore non riesce nemmeno a guardarlo negli occhi.

- Una Fenice? Sul Serio?
- Che cosa vuoi da me, zio Louie?
- Non chiamarmi in quel modo, Tobs. Io non sono tuo zio, non lo sono più. Tuo padre si starà rivoltando nella tomba per ciò che hai fatto. 
- Mio padre...
- Non iniziare. So già che vuoi dire. Era un buono a nulla, non era mai presente per te e Nora. Non l'hai mai conosciuto per davvero per ciò che era. Non era un uomo perfetto, non un uomo esemplare, nessuno lo è. Ma era un uomo buono. Un uomo giusto. Aveva ricevuto dei poteri ed aveva deciso di mettersi in gioco nonostante tutto. Non voleva nient'altro dalla vita che poter usare i suoi doni per qualcosa di utile. Per difendere chi non poteva farlo da solo.
- Hai finito?
- Sì.
- Quando l'ho visto l'ultima volta, prima di morire, m'ha confessato che lo faceva perché lo faceva stare bene...
- E con questo cosa vorresti dirmi piccolo, stupido ragazzino? Che tuo padre era assente perché indossare un costume da ragno gli sollazzava il cazzo più di tua madre? Che non era presente perché ciò che faceva era una droga, per lui? Pensi che tuo padre fosse un tossico che non riusciva a smettere di fare ciò che faceva? Tu non hai filtri, Tobey. Tu prendi ciò che gli altri ti dicono e ci appiccichi un significato letterale. Tuo padre combatteva perché ne aveva le capacità, e salvare gente lo faceva stare bene perché così poteva andare a dormire la notte pensando di aver fatto qualcosa di giusto. Di aver salvato qualcuno perché non è mai riuscito a salvare tua madre da sé stessa.

Louie Cimmino si stropiccia gli occhi stanchi, poi si alza.

- Prego per la tua anima Tobias. Prego che tu ne esca vivo di qui. Io vedo questo fuoco dentro di te. Hai il suo sangue, e le cose che puoi fare sono stupefacenti. Ma hai scelto la tua strada. Non cercarmi mai più.

Louie Cimmino si alza e non gli getta nemmeno un'occhiata quando dice alla guardia di aver finito, scomparendo davanti ai suoi occhi. 

La notte è simile al giorno. Non chiude occhio nemmeno a pensarci e le sagome della stanza al buio assumono facce e contorni di fantasmi che non lo abbandoneranno mai e che sa, sa nel profondo, nel punto più profondo della sua coscienza, lo terranno per mano finché avrà vita ed il loro passeggio risuona come tamburi di guerra. Tum tum. Tum tum. Tum tum. Tum tum.

Il giorno è uguale alla notte. Comincia  a leggere i romanzi consigliategli da Edith. La ragazza triste dell'Underground che non saprà mai quanto fosse sincero quella notte nel vicolo quando le ha detto che voleva aiutarla cercando di scacciare via la rabbia che cova dentro.
Edith non lo saprà mai. 
Pagine su pagine, libri che si accumulano come piccole torri diroccate. Come i vecchi edifici della Border Zone.

Allo spazzolino da denti assegnatogli all'arrivo brucia la setola con un accendino ricavato facendo baratto nel cortile durante l'ora d'aria. Allo stesso modo, brucia la plastica dove un tempo c'era la setola per renderla malleabile ed appiccicarci sopra la lametta per la barba in dotazione a tutti i detenuti. La nasconde in uno dei piedi del letto per avere un'arma nel caso qualcuno faccia irruzione nella fossa. Nel suo buco. 

Tum tum. Tum tum. Tum tum. Tamburi di guerra, come quelli che sentiva durante i conflitti in quella stessa Border dove è morto Mike Levesque. Che non c'entrava niente.

Non riceve più alcuna visita. I mesi cominciano a diventare anni, gli anni, decenni. Il suo corpo cambia trasformandolo in una copia di Jack Turner durante gli ultimi anni della sua vita.


Non si sorprende del fatto che nessuno vada a trovarlo. Non lo sorprende affatto. Come ha detto a Kris Nguyen la notte dell'interrogatorio lui non ha mai avuto veri amici. 

- Una volta sono stata in questa stessa stanza con Rogers. Diceva le stesse identiche cose. Non sono come credi tu, non uccido per il piacere di farlo, non ti odio per quello che sei, lo faccio per salvare il mondo... Non metto in dubbio che tu creda di essere dalla parte della ragione. Sei il male necessario, la strada lastricata di buone intenzioni. Ce lo diciamo tutti per salvarci da noi stessi, ce lo continuiamo a ripetere finché non ci crediamo davvero. E' così che funzionano gli incantesimi.

Sono queste le parole che Lenoir Flamel gli rivolge, trent'anni dopo i fatti che li hanno visti scontrarsi nelle strade della Old City per rapire Barry Colt.

Sono pochissime le volte in cui riesce a chiudere gli occhi. A dormire. E quando dorme, esistono solo gli incubi. Gli occhi vitrei di Mike Levesque che lo fissano, la vita che lo abbandona secondo dopo secondo.

Non diverso da Rogers, ha detto Flamel.

Ha ragione, e non può non pensare che se lo merita tutto ciò che sta succedendo. Se lo merita.

Se lo merita.

Dopo quelle che per lui sono un paio di settimane, ad aspettarlo oltre il vetro divisore è Kris Nguyen. Le storie di Kris e Tobey sono storie fatte di cicatrici tremendamente simili e parallele, di persone incapaci di non ferire chi li circonda. In un modo o nell'altro che sia.

E' questa la cenere, Tobey. Gli altri diventano polvere e se li porta via il vento, ma noi no, non siamo cenere e continueremo a bruciare finché non resterà che uno spreco di spazio.
..ma qualsiasi cosa accadrà, Tobey, saremo sempre due poveri diavoli del Devil's Pocket. Tu non sei come loro, tu non sei un mostro.

Anche Kris se ne va. E mentre lo vede scomparire ripensa, e cerca di sforzarsi, di focalizzare i volti di Jimmy, Emma, Edith, Chloe. Quelle serate passate all'Underground dove poteva fingere di essere -normale -.

Quando rientra nella fossa e la porta si chiude alle sue spalle sente quella voce, simile al suono di unghie spezzate che scivolano su di una lavagna.

- Sei stato davvero un ragazzaccio, Tobey!
- Di tutti... dovevano mandare proprio te.
- Certo, e chi sennò?

La corda con la quale si è impiccata stringe ancora il collo di Nora Turner. E' una donna dal collo storto, la faccia gonfia e livida, i capelli rossi come una brace d'inverno, gli occhi che non battono mai le palpebre ed una mosca appiccicata sull'iride. Non la smette di sorridere, i denti che sfrigolano fra di loro. Un sorriso che va da un lato all'altro della bocca, inumano e grottesco.

Gli si lancia addosso con un'agilità inumana iniziando a pestarlo. Nocche contro naso, bocca, occhi. Come faceva quando era piccolo e lui non ha la forza di reagire e si sente di nuovo come trent'anni prima quando aveva venticinque anni.

E' di nuovo un ragazzino.

Un ragazzino incapace di fare scelte di vita giuste e coerenti. Ed ogni colpo si abbatte sulla sua pelle in modo animalesco e furioso, viene issato sopra la testa di Nora che lo scaglia contro la parete della fossa e continua a ridere sguaiatamente.

E non è nemmeno sola. Viene affiancata dagli assassini di Liz. Crazy Eight ed i suoi sgherri. Nora resta a guardare mentre gli sgherri di Crazy Eight, umani potenziati, continuano il pestaggio.

- Volevi farti grosso, impressionarmi con quel trucco delle ragnatele, mutante del cazzo? Io con gli abomini come te non ci lavoro, mi hai capito bene?

Crazy Eight fa pressione col tacco dello stivale da motociclista sul proprio polso per far fuoriuscire un getto di ragnatela.

- Impiccatelo con quello schifo.

Uno della banda sfila via un coltellaccio, taglia via la tela dal polso e se la passa fra le mani, esattamente come quella notte. La notte in cui Liz è morta. Lo sollevano e lo poggiano di forza contro la parete, usando la finestra come appiglio per il cappio improvvisato.

La tela gli si stringe intorno al collo e lui cerca di respirare, gridare. Scalcia, completamente inerme.

- L'appeso... mormora, oramai privo di forze.

Tutto procede come quella dannata notte.

Jimmy, Edith, Emma e Chloe non lo sapranno mai.

Kris Nguyen non lo saprà mai.

Ratel non lo saprà mai.

Bart non lo saprà mai.

Nessuno lo saprà mai.

Ma a differenza di quella notte, questa volta arriva qualcuno. Un'ombra indefinita. Si muove come il lampo, abbattendo pugni poderosi sulla banda di Crazy Eight, schiva pallottole appiccicandosi alla parete della fossa, salta nell'aria come un dannato saltimbanco affrontando cinque uomini da solo, e disarmato, usando solo braccia e gamba.

Di Nora semplicemente non c'è traccia.

- Tobs...
- Papà...

Jack Turner straccia via la tela. Lo abbraccia, riesce a distinguere ancora l'odore del suo dopobarba. Dopo tutti questi anni.

- Sono qui. Sono qui.


- E' tutto okay. E' tutto okay, Tobs.


- Ti voglio bene. Anche se non te l'ho mai detto. Io... ci sono così tante cose che vorrei dirti, papà.
- Lo so. Ma la vita è fatta così, Tobs. Ti lascia a terra con nulla, senza la forza di rialzarti. Ti avevo detto di bruciare quel costume, ma te ne sei cucito uno identico al mio.
- Beh, sai come si dice... , biascica, tra un colpo di tosse dove la saliva si mescola al sangue ed i singhiozzi da bambino.
- Meglio essere un ebreo del '39 e capitare in un bar incrociando un nazista che fidarsi di un Turner , dicono all'unisono e sorridendosi a vicenda, tra lacrime salate che scivolano sulla lingua e le troppe parole non dette.

Quando riapre gli occhi al mattino realizza ciò che è stato.

E che gli aspettano altri vent'anni da passsre nella fossa.

Vent'anni dopo si ritrova di nuovo in un vicolo sudicio della North perché semplicemente non riesce a dire addio a Philadelphia. A guardare occhi negli occhi Harper Coleman.

Sai qual è il tuo problema, Turner? Sei talmente convinto di essere una nullità ed uno spreco di spazio, come dici tu, che ti impegni con tutto te stesso per cercare di esserlo, col risultato che trasformi una brava persona in uno schifoso miscuglio di inganni e patetici tentativi di fare la persona malvagia che finiscono perennemente in un nulla di fatto. Allontani tutti perché sei convinto di non meritare che qualcuno possa tenere a te, li aggredisci perché così speri di mettere a tacere quella voce che hai nella testa che ti dice che hanno ragione ad avercela con te perché non vali niente. Io non so che cazzo di problema tu abbia e cosa esattamente ti abbia fatto diventare così, ma credimi, più il tempo passa, e più diventi patetico.


Ha ragione, e non può non pensare che se lo merita tutto ciò che sta succedendo. Se lo merita.

Se lo merita.

Ma Harper non lo saprà mai.

Come tutti gli altri. Che la notte sul Whitman Bridge non era un inganno, così come non erano un inganno i palloncini ed i tramezzini preparati per Effie.

Ma Iphigenia non lo saprà mai.

Harper gli lacera l'anima con i suoi poteri. Lo costringe in ginocchio, le mani che affondano nel fango. Cerca di scappare chiedendosi come faccia a cacciarsi sempre in situazioni del genere.

- Hai il suo sangue.

E mentre cerca di scappare da Harper, quella stessa ragazza a cui aveva promesso di combattere insieme, un'altra delle tante promesse infrante, viene abbattuto in rapida successione dai colpi della posseduta e dal Dr. Drake del Leviathan.

Ottant'anni per ritrovarsi in un'altra fossa. Quella del Nest. Con la gamba spezzata e la schiena lesionata.

- Che cosa vuoi?

Liz gli sorride dolcemente.

- Ti ho detto che ci saremmo rincontrati prima di quanto credessi. Sei in pace?
- No. 
- Grothia sta per assassinarti... Crawler.
- Lo so. Un altro Turner morto non mancherà a nessuno. Ci vediamo dove non c'è luce, Liz.

Rullo di tamburi.

Sipario.