martedì 21 aprile 2020

Dalle ceneri


Piove sui giusti e sugli ingiusti. Piove sulla terra umida dove riposano le ossa dei cittadini di Philadelphia, piove sull'ombrello che copre me e mio padre mentre il prete borbotta qualcosa sulle pecorelle smarrite che vengono ricondotte nel gregge del signore dio nostro.

Osservo la bara di mia madre che viene calata giù, sempre più a fondo.
Non ha lasciato nemmeno un biglietto. Perché non ha lasciato nemmeno un cazzo di biglietto?

Era pazza. Era pazza e ti picchiava, lo sai. Che biglietto avrebbe dovuto lasciarti? Ti voglio bene? Mi mancherai?

Si è impiccata in camera tua, e la notte sogni ancora quella faccia livida e gonfia come una melanzana, la mosca che striscia sull'iride di Nora, la lingua di fuori e la bocca storta come se ti stesse facendo una linguaccia.

Vite violente, che finiscono violentemente. Nora Turner era disturbata. Bipolare. Aveva bisogno di prendere il litio, per non scatenare le sue reazioni violenti. Eppure nemmeno questo sembrava bastare.

La bara viene inghiottita sempre di più dalla terra, puoi quasi sentire gli occhi di Nora addosso che ti scavano sul petto lasciandoti cicatrici sanguinolenti. Non versi una sola lacrima.

E ad un certo punto non è più la tomba di Nora Turner che stai guardando, ma quella di Liz. Continua a piovere.

Avevi promesso di non tornarci più. Di non farle questo torto. Frughi nella tasca dei jeans, per rileggere un vecchio sms.

Sei una brava persona.

Da quando se n'è andata la nicotina è diventata il tuo ossigeno. Non che prima ci andassi leggero, ma da quando è morta tutto non ha fatto altro che peggiorare.

Cosa vuoi da me, Tobey? Sei solo uno stronzo insensibile pronto a ferire il prossimo? Sei bravo solo in questo?

Già, sei bravo solo in questo, come ha detto Edith? Oppure sei 'una brava persona'?

- Perché mi guardi così, Liz?
- Vorrei non fossi sempre così.
- Così come?
- Andiamo. Ti ho guardato, sai. Sei sempre lì, con quell'espressione dura di chi rimesta pensieri duri e severi su sé stesso. Sei sempre arrabbiato, Tobs. Vorrei che tu non lo fossi. Per un solo istante.

Sei di fronte ad un'altra tomba.
Mike Levesque. Il bambino ucciso durante la guerra tra Stati Uniti e Regno.

- Abominio!

Falcon ti urla addosso quella parola mentre ti riempie il corpo di piombo con tanto di quello schifo nel tono di voce che puoi quasi tastarlo, quasi fosse solido. Come melma, fango, sabbie mobili che ti fanno sprofondare verso il basso e ti attanagliano la gola, il naso, la bocca e non riesci a respirare, tanto è l'odio che provi per lei.

- Sei sempre arrabbiato, Tobs. Vorrei che tu non lo fossi. Per un solo istante.

- Sei una brava persona. Siamo simili, in qualche modo. Ma non farti consumare da quel fuoco che hai dentro.

- La capisco, sai? La tua rabbia, il fuoco che ti brucia dentro e che ti scuote le membra. La voglia di rivalsa, di urlare al mondo la propria presenza, il proprio diritto all'esistenza.

La mano guantata d'acciaio di Ratel si insinua nelle sabbie mobili. Ti aggrappi ad essa, vieni trascinato via. Guardi il cappuccio e le lenti cremisi, la maschera. E' un umano. Come Falcon.
Non ti odia per ciò che sei. Non ti ha mai attaccato.

- Sei una brava persona.

No, Effie. Non lo sono. Ma è bello credere che qualcuno lo pensi.